Falanghina vs Falanghina
Nomen omen. Nulla di più falso se il nome è Falanghina, uno dei vini più noti delle terre campane. Una contesa tra due territori, campi Flegrei e Sannio, lunga millenni, Martedì 24 giugno alle ore 20,30 sugli spalti di Castel S. Elmo si riproporrà nell’ambito dell’evento “ questioni di cuore “ organizzato dalla fondazione Gens.
Sosterranno le nobili ragioni dell’una e dell’altra parte: per il Sannio Cantine Fontanavecchia per i Campi Flegrei Cantine degli Astroni
Per i nativi dell’agro flegreo, la Falanghina sarebbe arrivata in Italia grazie a Cuma e domesticata, diversamente dai costumi dei progenitori, sollevandola da terra e appoggiandola a pali di legno detti falangi (phalanges). Di qui il nome. Gli attuali eredi dei sanniti sono più propensi, invece, ad un’etimologia associata alla comunanza degli aromi di questo vino con quelli del Falerno (falernina), allineando quindi la domesticazione di tale coltivazione con l’età Romana.
Quale che sia la verità, questi due “miti di fondazione” evidenziano i tratti distintivi delle due coltivazioni. Alla vista, il vino del Sannio si presenta con una colorazione giallo paglierino più intensa ed una profumazione più persistente, mentre assaggiando il prodotto flegreo siamo rapiti dalla sua morbidezza, accompagnata da delicate sfumature speziate. Tali elementi sono strettamente correlati agli affascinanti scenari ambientali da cui essi provengono: terreno argilloso e calcareo nel Sannio, sabbioso e limoso nei Campi Flegrei.
Qualcosa in comune, tuttavia, c’è: la qualità. Entrambi i vitigni sono autoctoni, contrassegnati dal marchio DOC, concordi sulla buona tavola. Sia Campi Flegrei che Sannio, infatti, sposano la falanghina con pesci, crostacei e antipasti
La domanda, al fine di questi ragionamenti, è legittima: è un vero scontro o solo una “questione di cuore”? Ai sensi l’ardua sentenza.
Libero Rillo
Se non siete mai stati a Fontanavecchia, passate, fermatevi almeno una volta, la collina silenziosa seduce, e qualcuno ha sempre l'ultima bottiglia da meditare ascoltando vecchi racconti. Poi c'è Casavecchia, dove da centocinquant'anni, tutto quanto la terra ha trasmesso, braccia forti per coltivare la vite e talento per fare vino fanno dire a Libero. “ Il mio vino ha carne ed ossa e pelle che è profumata di memoria, sapore che avvolge le lingue e risveglia la parola, il mio vino è sangue di questa terra e questa terra è tutto ciò che ho dentro.”
Cantine Astroni
Nata per volontà della famiglia Varchetta, “Cantine Astroni” vanta la passione e l’esperienza di quattro generazioni e oltre un secolo di dedizione al vino, nonchè la forza di una cultura enologica moderna che rispetta la tradizione guardando al futuro. “Don Giovanni”, esperto conoscitore di ogni angolo vitato della Campania, trasferisce tutta la sua passione ed esperienza ai figli e ai nipoti, che oggi continuano a portare avanti un progetto di piena valorizzazione dei vitigni autoctoni. Ma Cantine Astroni non è solo arte di produrre il vino, è anche, cultura ed ospitalità.
Torre a Oriente
Nel ricco panorama delle aziende agricole campane si inserisce dal 2006 Torre a Oriente. La tipicità delle uve, il rispetto dell’ambiente e del territorio, la passione per un arte millenaria uniti a criteri e tecnologie enologiche di avanguardia sono i punti di forza di questa giovane cantina. Patrizia Iannella mette nel suo vino non solo competenza e professionalità, ma anche il brio e la gioia del suo carattere.